Per molto tempo la gestione delle infrastrutture di rete è stata fatta in modo manuale e, di conseguenza, lento. Questo modo di procedere, basato sull’hardware e estremamente dispendioso in termini di tempo, non è compatibile con i ritmi impetuosi del contesto di business attuale.
Nell’ultimo paio d’anni, dunque, l’approccio al networking è cambiato ed il passaggio chiave in questa evoluzione è stato lo spostamento delle funzioni di rete dall’hardware verso il software.
Una rete programmabile permette di effettuare in modo più semplice e veloce attività quali l’allocazione della banda, la configurazione delle policy di instradamento del traffico o di sicurezza, il rilevamento di anomalie. Una rete di questo tipo consente di risparmiare tempo nelle attività di gestione, di fare troubleshooting e attività di ripristino in tempo reale e, non meno importante, di eliminare l’errore umano.
L’approccio di Cisco alla programmabilità e all’automazione delle reti è noto come intent-based networking e poggia sulla console di gestione Digital Network Architecture (DNA) Center. Gli apparati possono essere configurati in modo automatico attraverso la console di gestione centralizzata e le policy di sicurezza vengono definite a livello granulare.
Oltre alla granularità nel controllo delle policy di sicurezza, l’intent-based networking permette una migliore gestione delle applicazioni, in particolare di quelle applicazioni che richiedono un grande consumo di banda e che potrebbero riscontrare problemi di perfomance se non venisse applicato un efficace e intenso controllo della rete.

“Ora siamo in grado di capire il comportamento della rete e di modificarla così che si adatti alla banda disponibile, dando più priorità a certi servizi e meno ad altri,” commenta Camillio Ascione, Strategic Alliance Manager di Italtel. “Siamo in grado, grazie alla programmabilità della rete, di adattare il networking in modo dinamico in risposta alla qualità dei servizi video che transitano in un dato momento”.